Chiesa e Stato

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TRADUZIONE DI UMBERTA MESINA. G.K.'s Weekly, May 4, 1933

Potrebbe essere pura coincidenza, ma è uno strano fatto storico che, benché la Chiesa e lo Stato siano sempre stati in disaccordo nella maggior parte dei paesi del mondo, lo Stato non sembra mai cavarsela troppo bene senza la Chiesa. Dai tempi in cui lo Stato era governato dall’uomo che aveva più potenza, più soldati al suo comando, fino ai tempi in cui lo Stato è governato dall’uomo che ha più denaro, la voce più forte o più giornali al suo comando, la Chiesa è stata sia un aiuto sia un fastidio per lo Stato. È stata un aiuto perché insegnava alla gente a comportarsi bene, a mantenere l’ordine sociale e a sopportare con pazienza le tribolazioni. È stata un fastidio perché insisteva che le persone che si comportano così devono essere governate con giustizia, su una base di equità sociale ed economica. La Chiesa ha sostenuto l’autorità dello Stato ma ha posto scomodissimi limiti e definito il legittimo esercizio di quell’autorità.Lo Stato, lasciato a se stesso, si sarebbe preso tutto, [un popolo disciplinato e un’autorità senza limiti, N.d.T.] perché lo Stato è una faccenda assai più caotica della Chiesa. La sua autorità, benché possa venire da Dio, è stata stabilità con la forza o con la minaccia della forza. Ma la forza a disposizione dello Stato non è stata sempre costante o bastante. In tali casi, lo Stato è sopravvissuto e ha ottenuto la sua stabilità e organizzazione perché il popolo, istruito dalla Chiesa, ha dato valore alla sua autorità e perciò l’ha rispettata. Ogniqualvolta si sono sentiti sicuri, i Governi hanno perseguitato la Chiesa, l’hanno derubata e hanno deriso la sua importanza per il popolo e lo Stato. Dato che la forza che spalleggia l’autorità dello Stato può essere usata per depredare, vale a dire che i lavori governativi possono sempre essere usati per far soldi, la sfera del Governo ha sempre attratto uomini avidi e privi di scrupoli così come uomini onesti e dotati di senso civico. E siccome i privi di scrupoli hanno pur sempre questo vantaggio rispetto agli scrupolosi, in genere sono loro gli alti papaveri.L’unico freno a chi cerca di farsi gli affari suoi nei governi è dato dagli insegnamenti morali della religione, della Chiesa. È significativo che i Paesi civilizzati del mondo siano ora in uno stato di disordine economico senza precedenti, il che vuol dire che sono sull’orlo di un disordine sociale senza precedenti e che si avrà il collasso dei governi che non sapranno prevenirlo, che non riescono a governare, mentre dovunque la religione e la Chiesa sono oppresse o solo tollerate dai governi. Dove si fanno tentativi seri, su direttrici accuratamente studiate, per affrontare il caos, come in Russia e in Italia, la religione è talmente necessaria allo Stato che lo Stato stesso si propone come un dio, con la sua teoria politica come religione. In Italia, dove si è trovato che la Chiesa è troppo forte, è stato raggiunto un compromesso e la Chiesa è meglio tollerata come amica che come nemica. La spiegazione e la sostanza di questa faccenda sono abbastanza chiare; ed essa offre una soluzione ai problemi sociali ed economici di tutto il mondo.Sfortunatamente si tratta di una soluzione sgradevole al palato degli arrivisti, i pagani internazionali che sono molto ricchi o i politici internazionali che sono molto potenti, i quali in fin dei conti hanno di mira la stessa cosa. La soluzione si trova in due caratteristiche essenziali della natura umana, ragione e senso morale. L’uomo è un animale che ragiona. Per vivere gli è stata data la ragione, anziché l’istinto che è stato dato al resto del mondo animale. L’uomo non può vivere come vivono ratti e conigli. Quando ci prova, muore. Non ha il loro equipaggiamento. Ha un altro equipaggiamento che richiede di vivere in un altro modo. L’uomo deve considerare ogni aspetto del suo modo di vivere, come vivrà da individuo. Allo stesso modo, gli uomini devono pensare a ogni dettaglio e pianificare come vivranno insieme armonicamente nello Stato. Prima di poter elaborare un piano, individuale o collettivo che sia, devi avere dei principi di base su cui lavorare. Per essere adeguati alla natura umana, questi principi devono essere perlomeno di due tipi, fisico e spirituale, o se preferite, morale. Dal lato fisico, devi essere consapevole dei principi che governano la produzione di cibo e carburante, mezzi di trasporto e simili, e su di essi basare la tua azione. Dal lato morale, devi essere consapevole dei principi che governano le relazioni degli uomini l’uno con l’altro, con le loro famiglie, i loro impiegati e datori di lavoro, che cosa possono legittimamente fare l’uno all’altro e che cosa non possono fare.La Chiesa si è sempre occupata di questa seconda dotazione di principi e lo Stato fino a tempi recenti è sempre stato guidato, riguardo ad essi, dalla Chiesa. Quando lo Stato ha cominciato a deridere la Chiesa, nei tempi che hanno preceduto l’attuale disordine economico e sociale, la convenienza spicciola è stata messa prima dei principi. Se i lavoratori minacciavano guai seri, allora (e non prima) veniva imposto un minimo di freno ai datori di lavoro che li opprimevano. Mentre sorgeva una difficoltà dopo l’altra, il Governo ha preso la via più facile e veloce per uscire dai guai, senza guardare alla giustizia. La previdenza statale, che ha corrotto tanto i lavoratori quanto i datori di lavoro, anziché una giusta remunerazione che consenta al lavoratore di provvedere alla sua famiglia in ogni circostanza; il proibizionismo in America e il divorzio facile dovunque anziché l’opportuna educazione dei giovani; la creazione di una condizione sociale in cui gli uomini dipendono dallo Stato per il pane quotidiano, anziché una in cui essi possano ottenere da sé il pane quotidiano; la distruzione del cibo anziché stabilire giusti prezzi per assicurare un reddito ai produttori; e ora il commercio obbligato, anziché giuste contrattazioni attraverso mediatori, per far rivivere un’agricoltura storpiata: tutti questi sono espedienti privi di attenzione per la giustizia o le conseguenze morali.Ora supponete, supponete soltanto, che ogni stato avesse fatto ciò che la Chiesa ripeteva che si dovesse fare. Supponete che lo Stato avesse emanato e messo in vigore leggi contro l’“oppressione del povero” e il “defraudare i lavoratori della giusta ricompensa”, contro l’ingannare il proprio fratello negli affari, contro i profitti iniqui e usurai, contro il rigetto delle responsabilità sociali da parte dei ricchi, contro le forme di menzogna e inganno e rovina dei concorrenti, che vanno sotto il nome di “affari” e “finanza”. Qualcuno riesce a immaginare che, se si fosse fatto tutto questo, oggi ci sarebbe una qualunque forma di socialismo o comunismo o complicati meccanismi finanziari internazionali il cui prossimo collasso minaccia di ridurre alla fame poeti e contadini e pure i politici? Le grandi imprese sarebbero state impossibili, il socialismo non necessario.Non può esserci ordine sociale o stabilità, nessun sistema funzionante, economico, finanziario o industriale, che non sia costruito in accordo con il sentimento umano del giusto e dello sbagliato, del mio e del tuo. È sempre stato compito della Chiesa formulare i principi che governano quel sentimento e le regole che da essi derivano. È per questo che, nell’ordine economico e sociale, lo Stato ha bisogno della Chiesa. E siccome un uomo deve rivolgere le sue preghiere da qualche parte, foss’anche solo alla Dittatura del Proletariato, la sua condotta nello Stato sarà determinata da questo fatto. E anche qui c’è bisogno della Chiesa. Ma questa è un’altra storia.Potrebbe valere la pena di suggerire che lo Stato provi—come mero espediente, si capisce—la graduale applicazione di qualcuno degli elementari principi cristiani riguardo alla giustizia sociale e agli affari, nell’affrontare la crisi attuale. Potrebbero essere un po’ più efficaci di conferenze che falliscono una dopo l’altra per la mancanza di principi elementari.
G.K. Chesterton

G.K. Chesterton was born in Kensington, London on May 29, 1874. Chesterton was one of the most prolific writers of all time. He wrote thousands of essays for the London newspapers on virtually every subject imaginable. He was the author of over one hundred books and contributed to over 200 others. For more information, visit the American Chesterton Society.

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