The Distributist Review

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Distributismo Dall'Est

TRADUZIONE DI UMBERTA MESINA

Nel parlare a favore del distributismo, le persone citano spesso papa Leone XIII, Dorothy Day o G.K. Chesterton. Sono questi i nomi a cui mi rivolsi anch’io quando venni a conoscere per la prima volta questa filosofia.

Nel tempo, cominciai a chiedermi se sarei riuscito a trovare un ponte che portasse da queste luci occidentali verso la mia Chiesa ortodossa orientale. Non è per sminuire le radici cattoliche del distributismo ma per articolarlo in maniera che possa essere apprezzato e compreso dai cristiani ortodossi che hanno bisogno di un’alternativa ai sistemi economici materialisti di oggi. Questa sembra un’accusa dura ma devo sottolineare che non proviene da me. Nel 2000 l’Assemblea dei Vescovi canonici ortodossi degli Stati Uniti d’America scrisse circa i dubbi dei vescovi riguardo al capitalismo dicendo che “la credenza comune che il comunismo fosse basato sul materialismo ateo è corretta. Tuttavia, noi riconosciamo che il nostro sistema capitalistico è non meno basato su principi puramente materialistici, che parimenti non genera fede in Dio. Non c’è posto nel calcolo dei nostri conti economici non solo per Dio ma anche per gli aspetti “intangibili” dell’esistenza umana”.[note]A Pastoral Letter on the Occasion of the Third Christian Millennium, section 108.[/note] In altri termini, essi riconoscono i problemi del capitalismo e del socialismo ma non sembrano sapere che esiste un’alternativa a entrambi quei sistemi che tiene conto non solo di Dio ma anche degli “intangibili” dell’esistenza umana, io sostengo che il distributismo è la filosofia economica che meglio soddisfa le dottrine sociali dell’Ortodossia.

Il distributismo basa il suo principio economico della sussidiarietà sul principio etico della solidarietà; pertanto una ricognizione di che cosa sia la giustizia economica per gli ortodossi diventa necessaria per vedere se essa sia in linea con la visione distributista. San Basilio il Grande ha molto da dire sull’argomento della giustizia economica. Per esempio, egli dice nella sua omelia “Demolirò i miei magazzini” che i ricchi “sono stati fatti ministri della bontà di Dio, amministratori al servizio dei servi loro colleghi”[note]On Social Justice, St. Basil the Great, “I Will Tear Down my Barns,” section 2, translated by C. Paul Schroeder.[/note] e che perciò non dovrebbero accumulare ciò che possiedono ma utilizzare il loro denaro per aiutare altri. Egli lega  ulteriormente insieme la giustizia e l’attività economica nella sua omelia “Al ricco” quando dice che dovunque il ricco si volti “contemplerà l’apparire delle [sue] cattive azioni .... le lacrime dell’orfano, i lamenti della vedova ....”[note]Ibid., “To the Rich,” section 6.[/note] facendo ben capire che le azioni economiche di una persona hanno sia vittime concrete sia conseguenze spirituali. Il fatto che san Basilio umanizzi i poveri e dia loro identità (l’orfano e la vedova) è notevole in un periodo della storia in cui i poveri erano visti generalmente come una massa senza volto su cui i ricchi potevano far cadere la loro ricchezza se decidevano di praticare la carità. Nei moderni paesi capitalisti le realtà economiche spesso rendono più facile vedere i poveri in quest’ultimo modo, ma in una società distributista con la sua attenzione per la sussidiarietà e la solidarietà, saremmo meglio capaci di vederli nella prima delle due maniere.

L’Ortodossia non è silenziosa neanche in fatto di proprietà. Il Sacro Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa ha redatto e approvato un documento che riguarda idee sociali. Essi affermano che ciascuno dovrebbe avere “risorse sufficienti a vivere con dignità”[note]The Basis of the Social Concept, Sacred Bishops’ Council of the Russian Orthodox Church, Chapter VII Section 1.[/note] e che “la Sacra Scrittura riconosce il diritto umano alla proprietà e ne deplora qualunque violazione”.[note]Ibid., Section 2.[/note]

Affermano inoltre che i lavoratori hanno “il diritto di godere dei frutti del loro lavoro”[note]Ibid., Chapter VI Section 6.[/note] e che la Chiesa “chiede alla società di assicurare l’equa distribuzione dei frutti del lavoro”.[note]Ibid.[/note]

Anche il distributismo sostiene che la proprietà e il capitale dovrebbero essere posseduti da coloro che ci lavorano, come in una cooperativa.

Il punto successivo da considerare è il primato della famiglia. All’interno del principio distributista della sussidiarietà la famiglia è considerata la più piccola e la fondamentale unità economica e sociale e ogni cosa si costruisce a partire da qui. Allo stesso modo, gli ortodossi ritengono che la famiglia sia stata “la cellula iniziale della società umana”[note]Ibid., Chapter III, Section 1.[/note] e cercano di difendere la dignità della famiglia contro tutte le forze che potrebbero intaccarla, dicendo che nessuna istituzione sociale può sostituire la famiglia, soprattutto nella formazione morale e spirituale dei bambini.[note]Ibid., Chapter III, Section 4.[/note]

Non è un segreto che il nostro attuale sistema economico ponga pesanti fardelli sulle famiglie, come quello dei padri che si allontanano dalla famiglia per cercare lavoro in un’altra città o perfino in un’altra nazione. Un sistema economico che veramente consideri la famiglia sia come l’unità economica fondamentale sia come uno dei motivi principali per cui uno debba avere lavoro è molto più in sintonia con la visione ortodossa.

Per ultimo, consideriamo un concetto che, per quanto oggi non se ne senta spesso parlare, è una delle principali contestazioni che i distributisti avanzano al capitalismo e ad altre economie moderne: l’usura. Data la condanna forte da parte di scrittori come Chesterton e da parte della Chiesa cattolica romana, non è sorprendente che i distributisti abbiano cercato delle alternative ad essa. Allo stesso modo san Basilio dice degli usurai che “voi accrescete il bisogno, cercando di ricavare un raccolto dal deserto”[note]On Social Justice, St. Basil the Great, “Against Those Who Lend at Interest,” section 1, translated by C. Paul Schroeder.[/note] e che  “prestare è l’origine della falsità”.[note]Ibid., section 3.[/note] Oltre a questo, il diciassettesimo canone del Primo Concilio di Nicea proibì ai membri del clero e ai religiosi di prestare a usura e stabilì che chiunque di questi lo facesse dovesse essere espulso. L’usura è la base del nostro moderno sistema bancario ed è perciò incompatibile con l’Ortodossia.

In conclusione, sostengo che il distributismo è un’estensione degli insegnamenti sociali ortodossi così come lo è per quelli cattolici romani. Molti ortodossi hanno mostrato timori verso il sistema economico attuale ma spesso lo accettano perché non sanno che esiste un’alternativa attuabile che ha la stessa loro idea di giustizia. Desidero concludere esprimendo un duplice desiderio: per gli ortodossi, spero che questo articolo vi incoraggi ad esplorare il distributismo; per i cattolici romani, spero che questo articolo vi incoraggi a dialogare con gli ortodossi e incoraggi l’unità nel lavorare per un’economia veramente giusta.